PICCOLA BIBLIOTECA IDEALE
a cura di Simona Gavioli
26-30 Agosto 2020
Mantova, quartiere Te Brunetti
«Chi non legge, a 70 anni avrà vissuto una sola vita: la propria. Chi legge avrà vissuto 5000 anni: c’era quando Caino uccise Abele, quando Renzo sposò Lucia, quando Leopardi ammirava l’infinito… perché la lettura è una immortalità all’indietro.» (U. Eco)
Il quartiere di Te Brunetti si erge a pochi passi dal Mincio, fiancheggiato dal verde del Bosco Virgiliano. Alle sue spalle sorge, in tutto il suo splendore, Palazzo Tè, che dà il nome al quartiere stesso. Come il palazzo del granduca Federico II racchiude al suo interno i preziosi affreschi di Giulio Romano e della sua scuola, che raccontano le storie e le vite dei suoi abitanti rinascimentali, così la Biblioteca di quartiere è custode e protettrice della conoscenza e della memoria del luogo e non solo. Presidio e baluardo dell’immortalità la biblioteca è un luogo che necessita di essere riscoperto e valorizzato, per tornare ad essere il cuore pulsante di una comunità illuminata, brillante e dinamica.
Il progetto Piccola Biblioteca Ideale nasce con l’obiettivo di riavvicinare gli abitanti di Te Brunetti a questo luogo prezioso e di trasformare il quartiere lentamente, attraverso la cultura, in un vero e proprio museo a cielo aperto. La biblioteca infatti, su cui verrà realizzato il primo intervento artistico ad opera di Made514, non è altro che un pre-testo, cioè quello che precede la storia e la narrazione del quartiere che sarà raccontata non da parole ma da opere d’arte. All’intervento sulla biblioteca ne seguirà un altro, realizzato da Corn79, lungo il muro che fiancheggia uno degli ingressi al quartiere, pronto ad accogliere gli avventori in un mondo effervescente ma dal passato millenario. Perché partire proprio dalla biblioteca?
Come ricorda Marguerite Yourcenar: “Fondare biblioteche, è come costruire ancora granai pubblici, ammassare riserve contro un inverno dello spirito che da molti indizi, mio malgrado, vedo venire.”
Quando i granai vengono svuotati e abbandonati, quella che segue non è una carestia? Nel caso delle biblioteche, una carestia dello spirito: senza la cultura l’anima inaridisce, come un corpo privato di nutrimento. è questa la previsione di Marguerite Yourcenar nelle sue Memorie di Adriano: scritta in riferimento a tempi lontani, ma valida quanto mai anche nel presente. La biblioteca, oggi spesso un luogo dato per scontato e talvolta dimenticato, è in realtà uno spazio centrale per la comunità: essa, infatti, mostra come chiunque abbia diritto alla cultura, in modo gratuito e democratico. Integrazione, condivisione di spazi e conoscenze, intreccio di saperi e responsabilizzazione verso il bene comune sono alcuni dei valori fondamentali costituenti le fondamenta di tutte le biblioteche: valori da non trascurare mai, ma da coltivare con cura, come insegna Nuccio Ordine in Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale, testo al quale questo progetto è ispirato. Ordine stesso riporta, a questo proposito, un frammento tratto da Baltasar Graciàn: “L’uomo nasce barbaro, e si redime dalla bestialità coltivandosi. La cultura è quella che fa gli uomini, e tanto meglio quanto più è grande”. È questa “l’utilità dell’inutile”: la lentezza, la critica, l’andare in profondità, non forniscono profitti immediati; ma ci insegnano l’arte di vivere e ci donano la libertà.
Ciò di cui spesso non ci si rende conto inoltre quando si passa davanti a una biblioteca, magari dimenticata e polverosa, è che essa è l’unico luogo sul pianeta a racchiudere una quantità potenzialmente infinita di mondi possibili: è questo che accade nella biblioteca babelica di Borges. Nel racconto dell’autore argentino infatti si dice che “La Biblioteca è illimitata e periodica. Se un eterno viaggiatore la traversasse in una direzione qualsiasi, constaterebbe alla fine dei secoli che gli stessi volumi si ripetono nello stesso disordine (che, ripetuto, sarebbe un ordine: l’Ordine)”. Proprio in un momento storico come quello attuale, dove le stazioni sono chiuse e città o interi Stati sono in quarantena, ci si dimentica che quella biblioteca è in realtà il più grande aeroporto del mondo: da quelle piccole sale partono voli per infiniti universi, che attendono solo di essere da noi visitati. E attraverso viaggi in mondi lontani si può finire anche per ritrovare se stessi, proprio come dice Yourcenar: “il vero luogo natio è quello dover per la prima volta si è posato uno sguardo consapevole su se stessi: la mia prima patria sono stati i libri”. Solo che, dopo quel viaggio, casa non ci sembrerà mai più la stessa.